ROBERTO BENIGNI A BOLOGNA
Ieri sera sono stato allo spettacolo di Benigni a Bologna, dal titolo TuttoDante. Il comico ha letto e interpretato il canto V, quello dei lussuriosi e dove si parla di Paolo e Francesca. Ha poi recitato tutto il canto, praticamente a memoria, in un momento di una intensità spaventosa.
Il tutto preceduto da più di mezz’ora di spettacolo comico sullla politica (Romano Prodi, Clemente Mastella, Berlusconi, e molti altri i suoi bersagli) e l’attualità e da una introduzione al medioevo, a Dante, al Dolce Stil Novo che ha lasciato intendere un amore ed una passione smisurati per questo poeta, amore che ha saputo regalare anche al pubblico.
Non posso certo pretendere di riuscire a trasmettere anche solo un flebile riflesso di quello che ci ha trasmesso lui, ma ci sono alcuni concetti che mi sono rimasti impressi. Ho dovuto accendere il cellulare per segnarmeli, tanta era la paura di dimenticarmeli.
Benigni sosteneva che La Commedia è stata scritta non tanto con in mente che Dio esiste, quanto piuttosto con la convinzione che Dio deve esistere. Diceva che va bene per chi crede e per chi non crede, perché parla prima di tutto di noi, dell’uomo, dei nostri istinti più bassi e della possibilità per ciascuno di elevarsi e nobilitare la proprio vita, perché insieme agli istinti più bassi, l’Inferno, portiamo dentro anche la nobiltà d’animo, il Paradiso. Benigni dice che lui la vita la vuole vivere fino in fondo, e la vuole vivere bene non tanto perché Dio esiste, ma piuttosto perché dovrà ben esserci qualcosa, se dentro di noi sentiamo tutte queste emozioni grandissime.
Mi ha colpito anche l’elogio a Gesù. Benigni ci ha ricordato che prima di lui il senso dell’amore come carità e pietà non esisteva. Non esisteva. Neppure Seneca era arrivato a condannare completamente gli spettacoli del Colosseo ed era normale picchiare gli schiavi, colpire la gente per strada che non si reggeva in piedi. Gesù ci dà un comandamento nuovo, che prima non esisteva, quello di amarsi. E in questo modo rivoluziona il mondo, sia che si creda alla sua natura divina, sia che non ci si creda.
Questo per dire che non tutte le emozioni ed i sentimenti, che pure ci portiamo dentro e siamo capiaci di provare, ci sono noti. Li portiamo dentro, ma se nessuno ce le indica non li vediamo. Così anche Dante e gli altri poeti della sua epoca ci hanno insegnato l’amore, hanno elevato le donne a livelli prima impensabili: la prima anima che parla nella Commedia è una donna, che fa un monologo lunghissimo ed era una cosa scandalosa; Dante, spaventato, si lascia convincere da Virgilio a iniziare il suo viaggio nell’Inferno grazie alla promessa di incontrare tre donne; per non parlare di tutto il resto che Dante ha scritto su Beatrice, riuscendo a descriverci la sua smisurata passione per lei, insegnandoci questo modo di amare che prima non esisteva.
Siamo quello che siamo, pensiamo quello che pensiamo, grazie alle persone che ci hanno preceduto e donato parte di loro al mondo.
TRATTO DA il blog di settolo
http://www.settolo.it
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