giovedì, dicembre 14, 2006

BENIGNI: QUI IL CANTO DEI LUSSURIOSI LO METTO IN PRATICA

Nella tappa bolognese di 'Tuttodante', il comico toscano si presenta
come un piccolo diavolo e dispensa battute alla città. Ad
applaudirlo ci sono anche Lucio Dalla e Vincenzo Cerami


Bologna, 14 dicembre 2006 - «VI AMO, boia veh, vi lecco tutti uno
per uno. Io qui il canto dei lussuriosi lo metto in pratica». Ma
prima di vestire i panni dell’“umile servo di Dante”, si presenta
come un piccolo diavolo Roberto Benigni per la sua tappa bolognese
del “Tuttodante”. La consueta marcetta con la musica scoppiettante
in sottofondo.

Battute a raffica, dedicate alla città. La prima per Prodi: «Romano,
vieni eh a vedermi? Lui: certo, dove? Io: al Motor Show. Lui: ah,
no, ho un impegno». E il pubblico è già ‘caldo’, in meno di un
minuto di show. «Come va qui a Casalecchio? E laggiù, a
Castelmaggiore?», incalza i diecimila assiepati sulle gradinate
urlando e saltellando mentre a pochi minuti dalle 22 c’è ancora
gente in fila fuori dal palazzetto. Ad applaudirlo c’è anche il suo
alter ego artistico, lo sceneggiatore Vincenzo Cerami: «Robertone in
questa terra sensuale non poteva che recitare il canto V
dell’Inferno, quello dei lussuriosi. Chissà — si chiede lo scrittore
— in quale girone dell’Inferno metterà Cofferati?».

Ma il sindaco non c’è. «Ha disdetto ieri nel tardo pomeriggio»,
spiegano gli organizzatori. Però, prima dello spettacolo, il primo
cittadino è andato nell’hotel del premio Oscar per un saluto veloce.


NELLA PRIMA PARTE di “Tutto Dante”, la lettura della Divina Commedia
che il comico toscano sta mettendo in scena nei palazzi dello sport
di tutt’Italia, Benigni omaggia a modo suo la città che lo ospita.
Usa il bastone: «Porca vacca, sapeste quanti bolognesi ci sono nel
girone dei ruffiani». Poi la carota: «Però ogni volta che passo di
qui, mi garba tanto che non so come esprimervi il mio amore immenso.
Dante, sapete — alza il tono — s’è fermato un bel po’, proprio qui,
al PalaMalaguti».

Il pubblico ghigna. Siede sotto il palco il ministro della Pubblica
istruzione, Giuseppe Fioroni. Dalla platea applaudono il prefetto
Vincenzo Grimaldi e Lucio Dalla. Biagio Antonacci confida: «Lo
sapevo, è straordinario». Esilarante quando punta sull’attualità.
Poteva mancare Berlusconi? «Per cinque anni ho preso in giro il
Governo. Ora per par condicio — deduce beffardamente Benigni — devo
criticare l’opposizione. Senza Silvio, d’altronde, per i comici non
c’è lavoro. Io mi sono dovuto buttare su Dante. Torna, Berlusconi!
Ha parlato di ammazzare il vitello grasso. Non capisco perché queste
minacce a Giuliano Ferrara». E con la politica continua a giocare a
lungo: «Pensate che gli italiani continuano a preferire Prodi
nonostante la finanziaria». Poi si mette le mani nei capelli:
«Scaramella, caramella, ma che è? Una filastrocca? Non ci sono più
le spie di una volta…».

DAL PIANO NAZIONALE passa poi al locale. «Si narra — butta lì,
introducendo così la parte dello show dedicato all’Alighieri — che
Dante quando è venuto a Bologna si sia incantato nel vedere la
Garisenda. Solo che nello stesso istante è passata la donna con il
di dietro più bello della città. Allora, boia veh, quanto s’è
pentito». Perché Dante è così per Roberto Benigni: «Uno come noi,
mica narrava di Ulisse e i miti, lui raccontava la gente vera, come
voi, bolognesi».

L’AMORE per il sommo poeta traspare da ogni parola: «La Divina
Commedia è l’opera più grande di tutti i tempi, di tutto il mondo.
Non ha pari — e scoppia l’applauso —. In questo libro non c’è solo
la teologia. E’ un libro scritto per gli occhi di una donna,
Beatrice. Perché se la penna non è intinta nello sguardo di una
donna non c’è arte. E per Dio è lo stesso». Alterna il tono sublime
con cui legge le terzine dell’Alighieri a quello provocatorio. Il
palazzetto è completamente rapito. «La poesia — dice non è solo
nella penna di chi scrive ma anche nelle orecchie di chi ascolta». E
tutti si si ‘calano’ nel quinto canto dell’Inferno. Ecco i
lussuriosi, ecco spuntare Minosse, Didone, Cleopatra, Paolo e
Francesca. I versi immortali, a cominciare da quell’amor c’ha nullo
amato amar perdona che Benigni traduce così: «Se tu ami qualcuno, il
tuo amore esisterà sempre. E l’amore non abbandona gli innamorati
neanche all’inferno». Silenzio totale. L’emozione è palpabile. Ora
c’è solo Robertone nazionale, nudo (non fisicamente, ovviamente)
davanti a Dante. E alla fine il palasport esplode in un’autentica
ovazione.


di Marcella Cocchi
iL RESTO DEL CARLINO

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